sabato 23 giugno 2012

SENZA NOME "Scrivi,Mario,scrivi,chè poi ti serve...".
Sì,mi serve,una pagina bianca davanti è uno stimolo,così come la "Lotta è stimolo vitale".
"Ma tanto ormai è chiaro,che lo fai per te..."
Vero,ma se non lo faccio per me mi isolo,non riesco a confrontarmi con gli Altri,mi sento sterile...
Non ho mai scritto di lei,sarebbe bene ne parlassi.
Tutte le mie barche avevano un nome,in genere partorito prima di finirle,come da cosa nasce cosa...
Blu,Paciugo,Bernardo,Tangaroa...Ognuna con un significato che le rendeva uniche,ognuna con la sua storia più o meno gloriosa,in un determinato periodo storico della mia esistenza.
Lei nacque nella mia testa quando non avevo altro.Avevo conosciuto la fame,e tre giorni di digiuno forzato.L'ultimo pasto con un riso che aveva più insetti dentro che chicchi di riso.Poi una seppia mezzo-putrefatta raccolta sulla spiaggia fra mosche e gabbiani,e avevo vinto io, mangiandomela.Avevo bisogno di una barca per mangiare.O di una barca per continuare a vivere,se vuoi.
Quando sei stato tanto tempo su una cosa che galleggia e naviga,sei rovinato,nel senso che non sarai mai più quello di prima,e qualsiasi cosa ti succeda la vedrai con quegli occhi che si sono modificati,dove qualsiasi cosa di "terrestre"non ha più un senso,come il dormire che sarà fatto di momenti,il vento il tuo unico padrone,la tua barca un microcosmo pieno di te e degli Esser umani che incontrerai,pronto a far sì che "La mano dell'amico non abbia troppo tempo per scaldarsi nella tua",se vuoi continuare a cercare di essere Libero.
Sempre meno concesso,come la dolce malinconia di mollare gli ormeggi una mattina,eterno Ulisse saturo di incanti e di incantesimi,o-peggio-schiavo del Cercare,Conoscere,Provare.
Il partire ed il ripartire,sempre,con il vento sulla faccia,due stracci dietro,ed il minimo che ti potevi portare dietro...
Lei nacque grazie alla mia miseria.
In quella buia cantina c'era un armadio a 4 ante,bello lungo e alto.Fatto di compensato di Pioppo,e impreziosito da impiallacciatura di finto noce...Aveva senz'altro fatto la sua figura in una camera da letto della Romagna degli anni 60',ma farci una barca era uno schifo...Roba da andare a fondo,se si gonfiava...
Poco più in là diversi Pallet in Abete,pieni di chiodi,pochi da salvare,molti i marci.
Dubitai a lungo,finchè -fatta di necessità virtù-scoccò la scintilla che sarebbe diventata complice:trasformare una vecchia lavatrice in sega circolare.
Con quella feci a fette il vecchio armadio,tante striscie larghe 6 cm,di 4 mm. di spessore.Era diventato mio,potevo farne ciò che volevo.
La lavatrice fece a fette anche i pallet,trasformandoli in "righetti" per l'ossatura.
Ormai "ero partito",e non mi preoccupavo più di tanto...Sapevo di Gente che navigava su piroghe di stuoia di Bamboo ricoperte e rese stagne con lo sterco...In fondo io ero un signore.
Mancava il progetto,una canoa a spigolo di 4 metri e 60,copiata...Da un meraviglioso libro che oggi non si trova più:"Il manuale del Trapper,di Andrea Mercanti".
Mancavano naturalmente quei 4 soldi per andare avanti.Ma era ormai estate,in Romagna.Non mi fu difficile trovare un lavoro come bagnino/barista in spiaggia,a vendermi per comprare la colla marina e i chiodi zincati per andare avanti.La canoa veniva su che sembrava vivere di vita sua,tre strati di quelle striscie lamellate "a spina di pesce",la mia compagna di allora che mi guardava la sera come uno scemo,forse con un unico rispetto:la mia disperazione.
Ma altre volte avevo conosciuto quegli sguardi,ora ero ricco,perchè non mi rallentavano più.
A lavoro ultimato,era una bellezza.Se la traguardavi con un occhio solo,lo scafo non aveva un avallamento,la prua chiedeva mare.Bravo Andrea Mercanti,bravo Mario.
Un amico d'infanzia che non aveva mie notizie da anni mi trovò,con un barba da barbone siccome un dissidente Russo e uno scafo al quale mancava solo una cosa:quelle 50 mila lire per rivestirlo dentro e fuori di vetroresina.Naturalmente accettai,ma commisi un errore:non avendo vernice per dipingerla,la spalmai di Catramina(sempre residuo in quella cantina),cosicchè diventò nera come la pece,ed io continuai ad impataccarmi sempre,ovunque,dal costume alla barba,per i due anni a venire,di una morchia nera che andava via solo con la benzina...
Per mangiare,ci sono 2 sistemi:o ti vendi per guadagnare dei soldi,o te lo procuri con le tue mani,direttamente.Logico che il 2° metodo è in via di estinzione,sia perchè non conosci abbastanza le tue mani,sia-sopratutto-perchè non ti è concesso,quando addiritura impedito.
Non avevo mai fatto il pescatore...E che problema c'era?Bastava imparare.
Dopo qualche giorno ero già il "mozzo" di Italo,valente meccanico di biciclette della zona nonchè pescatore.Teneva la sua Battana alla foce del Savio,pescava Seppie con le nasse,Cefali con le reti,a poca distanza da costa.Mi accettò dopo la prima uscita con lui forse per il miracolo di aver preso un Astice di 4 kg,che lui interpretò come favore del destino.
Dopo un paio di settimane avevo già le mie 13 nasse,costruite con pezzi di legno e rete da pollaio(Ahhh,i cassonetti,uno ci potrebbe vivere,con quello che trova dentro i cassonetti...).
Le caricavo tre alla volta,le calavo,poi indietro a caricare le altre e ricalare,la canoa che usciva dal fiume e ne rientrava sbolinando,una vela cucita da una vecchia vela "che aveva fatto l'Atlantico",due canne di Bamboo come albero e boma,la mia mano felice di bambino ritrovato, su un timone a fare a gara per piegarsi il più possibile ed entrasse il meno mare possibile...Meraviglioso sentirsi ancora libero,con i secchi pieni di seppie e del loro inchiostro da andare a scambiare nello spaccio del paese..."Io seppie e cefali...Tu olio e pane?".
La signora dello spaccio-vera "Zdàura" romagnola-aveva anche una piccola ferramenta,oltre a due tette così,e mi aveva preso a ben volere:un pò di cima "sottobanco" me la dava sempre,così come un sorriso complice.E ogni tanto quel fiasco di Sangiovese...
Ora il barista/bagnino non lo facevo più.Mi ero venduto abbastanza.Le mie giornate erano fatte di maree,bonacce di pagaia e vento con la vela e acqua,pesci e vela,silenzi,sussurri di acqua con la prua,non sapevo più a cosa servisse un orologio,non riuscivo ad annoiarmi,cominciavo all'aurora a "vedere cosa avevo preso",poi finivo al tramonto,la pelle satura di sale,a tornare dentro,dopo aver calato.Tutto questo non un secolo fa...35 anni fa.Poi,un giorno...OSAI...Dovevi saperlo che prima o poi avresti dato fastidio a qualcuno...Non era più sufficiente un passaporto fatto di vestiti regalati e scarpe vecchie per salvarti.O una canoa ricavata da un armadio.
Avevo scoperto che il fiume era pieno di anguille...Vuoi lasciarle La?In fondo,anche se bracconiere(per necessità di fame)ero pur sempre un pescatore...
E via quindi a costruirmi i palamiti da innescare e da calare in quella ansa del Savio i cui argini erano il regno incontrastato di un pastore.Era piuttosto in su,il posto,tant'è che (vista anche la corrente)tiravo su la canoa che legavo ad un albero,nei pressi,poi col mio vetusto Velosolex scoppiettante la raggiungevo.
Per una settimana presi tante di quelle anguille da urlare a me stesso di aver trovato l'Eldorado...Poteva venire anche l'inverno,ma lì le anguille ci sarebbero sempre state.Uguale uguale ad avere tanta legna per il caminetto quando farà freddo...Meglio di una pensione.
Ma quella mattina la trovai,sempre legata al suo albero,completamente smembrata e ridotta a pezzi,probabilmente con una ascia.Forse quel vecchio Salice non era un albero di tutti,forse era solo suo,del “Padre padrone”?
Doveva essere stata una furia assassina a colpire in quel modo.
Evidentemente la bestia non voleva spartire con altri il suo territorio,evidentemente ero un pericolo per la sua esistenza.
Forse,quel microcosmo poteva ospitarne uno solo,quello più cattivo,più grosso,più forte.E io avevo incontrato l'Orco...
Lei comunque non ebbe mai un nome,non so ancora bene perchè.
Forse...Perchè può essere anche giusto che una barca muoia per colpa tua,o del mare,o del vento...Ma non è giusto che muoia per le mani di un assassino.
Mario 
 
 
 
 
 
 
 
 

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