mercoledì 6 febbraio 2013

Paguro,o "Bernardo l'eremita"
 
L'unica mia barca non costruita da solo,era di vetroresina,famosissima per gli "Addetti ai lavori",un Piviere,di 6,14 m.
Oggi è una barca "D'epoca",vetroresina di quelle buone che non hanno mai conosciuto il cancro dell'Osmosi,progetto e sogno di Mauro Mancini,che morì con Ambrogio Fogar,alla ricerca dei suoi sogni, su un'altra barca,molto più grande...E non si è mai capito il perchè...
Sei metri e quindici,3 cuccette,un WC marino che eliminai subito,perchè secondo Mario nessuna barca è sicura se ha un buco sotto la linea di galleggiamento.
Altezza in cabina di 1,30 m.scarsi,randa e fiocco,la mia aveva (inaudito!)un Perkins(elaborato Nanni,robe da geni italici) entrobordo di 6 cavalli,e una elichetta a due pale,sotto.Che spingevano come pochi,comunque.
Mauro con quella sua Creatura,quando ancora si sperava che la nautica in Italia potesse diventare "Popolare",si era girato mezzo Mediterraneo,Autore di sacri testi ancora consultati come Portolani ,"disegnati" con pochi tratti da Artista-Navigante,a farci partecipi delle sue scoperte...Ogni tanto me li riapro,quei suoi pochi Libri che potei comprare,e riscopro un andar per mare fatto di saggezza e consigli,quasi come un Padre parlasse a figli che non avrebbe mai conosciuto,ma ai quali trasmettere le sue passioni.
"Piviere",si chiamava quel suo capolavoro,barca molto marina per le sue dimensioni e per quei tempi.Lui aveva capito e realizzato cose difficili ma semplici,come l'albero abbattibile,i rimandi delle drizze in pozzetto,deriva mobile per essere LIBERI(si parla di 40 anni e passa or sono) dai porti e dalle loro mafie,poteva anche muoversi con un paio di remi,se servisse...Unica "preziosità"(Complice-credo-la sua meravigliosa Compagna,Roberta)un accesso in cabina come una "persiana" a doghe...Ma era quel particolare,seppur poco"marino"che ingentiliva il tutto...
Io me ne andai su quel Piviere n° 7,credo(come da targhetta in ottone del cantiere)in preda al solito dilemma:"O il suicidio,o la lotta armata o andarsene".La chiamai "Bernardo" come un Paguro apolide,che cambia casa man mano che cresce...
Le due elichette del Perkins risalirono con fatica,ma vinsero,la corrente contraria del Po di Gnocca,in Autunno.
Arrivai a Chioggia,piuttosto brutto a vedersi,credo,ma Gianmarco Borea mi accolse comunque,nella sua meravigliosa casa che dava ombra alla sua meravigliosa barca a vela,che Lui portava fuori,con un braccio solo,ad insegnare ai tapini come me come si poteva fare.
Grande Uomo,Gianmarco.Oggi avrebbe la mia stessa barba bianca ,come Lui aveva allora,ma più saggezza di me.Come sempre mi insegnò come tendere quel "traversino all'inglese"per ormeggiare meglio,"si sa mai che la Bora ..."
Il giorno dopo ero già assunto al Cantiere di Sottomarina,non perchè Lui mi avesse raccomandato.Mi aveva dato solo un indirizzo.Il nome di un uomo.
Sei mesi di Inverno e di inferno,di giorno a lavorare vicino ad un fuoco acceso dentro un fusto,ad imparare come allicciando bene un segaccio potevi anche piallare una tavola di legno,come potevi calafatare con la stoppa uno scafo più vecchio di te, con la pece calda e nera ,mentre di sera mi rifugiavo dentro al mio Piviere,una scatoletta di trippa a scaldarmi le budella,con mezzo fiasco di vino.
Dovetti,per pura sopravvivenza,imparare a vogare "a bratto".Il Cantiere era su un'isola,scendere a terra per fare la spesa un travaglio...Imparai,ma oggi ho paura di averlo dimenticato...
Non ho dimenticato il ghiaccio sulla coperta di quel Piviere,il litro e mezzo di condensa notturna che raccoglievo dalla sentina in un secchio,il calore di un bar ,finalmente raggiunto col Batlìn del cantiere,vogando a bratto, "Un'ombra"di Tocai a scaldarmi,,una donna che non c'è mai stata...Ricordo come mi hanno insegnato ad accendere un fuoco di canna palustre per piegare una tavola di legno,e farla entrare lì,dove un'altra era marcita,da buttare via,come la mia anima.
Per poter navigare ancora.
Mario.

Nessun commento:

Posta un commento