lunedì 15 agosto 2011

Continuità


CONTINUITA'


Una volta...Due volte,e poi ancora...Un muggine salta fuori dall'acqua ancora una volta,questa mattina.Sono balzi prodigiosi e lucenti di vita.
"Se è bravo dovrebbe farlo ancora-penso-per la quarta volta e poi basta..."
E' bravo.
E' un regalo che ti concede questa meraviglia nello stupirti ancora.

Mi piace la mattina per vivere,presto,quando dopo l'incertezza dell'aurora si stempera un buio che lascia spazio all'alba.Mi piace quell'incantesimo sempre nuovo che mi regala pace,quando i "rapaci notturni"si sono ritirati ed i "barbari" ti lasciano ancora in pace perchè ancora dormono.La luce è ancora bassa,la prepotenza del sole d'Agosto ancora da venire,e le ombre e la luce dipingono con toni accesi e netti,quasi a colpi di spatola e non di pennello questo quadro,alla foce del Coghinas.

Laggiù un blu carico,dove il mare di Sardegna raramente si quieta,poi le dune color oro,dove la sabbia accumulata dal Maestrale gioca da sempre con la Macchia mediterranea,i Ginepri come bonsai costretti dal vento,gli Elicrisi color argento.
Davanti a te il fiume lento va verso la sua foce,"Raccontando alle sue sponde le miserie degli uomini",da sempre,come da sempre accoglie le prime Folaghe uscite dai nidi e felici con i loro giochi d'acqua,un cerchio brillante e rumoroso di piccoli pesci che fugge,nell'acqua verde del fiume,da un assalto del loro antico predatore,la Spigola.

Giosuè capisce ed ama anche lui questo magico silenzio.
Se arrivi prima di lui,vale il tacito accordo di lasciarlo in pace,anche se hai una gran voglia di berti un suo caffè.
All' "Alta Bhanda",il suo chiosco in legno alla foce del Coghinas,le cose funzionano così o niente,vale a dire con rispetto,non per niente la traduzione:"L'altra sponda,l'altra parte",se vuoi,come a me piace pensare,"un altro mondo",dove chi arriva e si siede si sente subito a proprio agio,sia con un sardo che con un austriaco in vacanza,non esistono barriere in quella oasi di pace,a meno che non le voglia porre tu,sopratutto se hai fretta o ti sei portato dietro da un continente anche le sue nevrosi.

Ieri mattina,come promesso,ho regalato ad Antonio ciò che rimaneva delle mie vecchie reti da pesca.Quasi il passaggio di un "testimone",una continuità nel ricordo di quando anche io facevo quel mestiere "da Uomo".
Da tempo,contemplandolo da lontano,ritrovavo QUEI gesti,quella passione fatta costanza,quel lavorare in silenzio che si fa arte,quell'andare in giro con la barca a scrutare l'acqua se si muove perchè sotto si muovono i Cefali,poi il calare la rete con l'abbrivio della barca, a stendersi con i suoi galleggianti quasi come un rosario a circondare un branco con l'inganno di sempre,rete invisibile che saprà interrompere la fuga di un Muggine...Qualcuno che riuscirà a scappare via,con un ultimo salto prodigioso e pieno di luce.E tu,vecchio pescatore,lo applaudirai,perchè è stato bravo...
Poi ancora il silenzio sul fiume.
Solo i galleggianti di quella rete a vibrare di vita,e che Antonio deporrà lentamente in barca,bracciata dopo bracciata,che ancora riconosci perchè anche tu vieni da lì,tutti noi veniamo da arte e gesti di un pescatore,di un contadino,di un pastore,prima che l'inganno invisibile di una diversa rete ci togliesse la dignità di vivere.

Antonio il suo pescato non lo vende.
O lo regala o lo scambia come un antico baratto o niente.
Siamo all' "Alta Bhanda"...Qui le cose funzionano così, o niente.

Mario

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