lunedì 15 agosto 2011

Golpe


GOLPE



Salvo ci aveva messo quasi una vita ad immaginarselo.
Tempo non perso,sopratutto la sera,da quando lei aveva perso la voglia di lui.Dolce addormentarsi pensando ad un sogno ancora da realizzare,quasi una continuità del suo essere.Aveva fatto di tutto per non perdersi,da sempre,a partire dai suoi stramaledetti sogni,moneta non di scambio o per comprare chissà cosa,ma ragione e significato di vita.
Ci aveva messo tutto il suo sapere di una vita per studiarselo,nei minimi particolari.
I particolari...Quando si trattava di scoprire il PERCHE' delle cose, Salvo non aveva più maestri,non DOGMI. Era semplice come la sua barba bianca scoprire se la sua barca faceva acqua o era semplicemente condensa:bastava fare un gesto SEMPLICE:assaggiarla.Se non sapeva di sale ma di acqua e sudore,lui aveva la certezza che nessun Nettuno lo aveva violentato.In quella sentina,bassa e nascosta,di ognuno di noi, va a finire di tutto,da ciò che sai a ciò che non ti immagini neanche,secondo la gravità ancestrale per cui "l'acqua va sempre alla bassa",l'importante è scoprire che TIPO di acqua è.Se poi ci trovava anche frammenti/corpuscoli in sospensione pazienza,l'importante era SAPERE che non c'erano falle sotto la linea di galleggiamento.
Col tempo aveva affinato la sua tecnica di costruzione:nelle sue ultime barche sotto,in sentina,ci trovavi solo la polvere,neanche la condensa ce la faceva più,perchè lo scafo-ora-era una continuità di aria che circola,ad asciugare qualsiasi errore,anche in buona fede.
Salvo ora era pronto.
Ci aveva messo quasi due anni per pagarlo,quell'Ape motocarro che aveva ancora il manubrio a ricordargli che si guidava anche così,senza volante,il "lusso" di un avviamento elettrico a compensare le caviglie che non lo tenevano più su,il proprio equilibrio non più in grado di portarlo a prua , il pianale giusto per costruirci la CELLULA abitativa per vagabondare ancora.Unico e atroce scambio:non più il vento a spingere,si era dovuto vendere al gasolio...Dentro il minimo indispensabile,il "Modulo col cesso chimico-lavello-fornello",una cuccetta di fronte con sotto 3 ceste come armadio,e poche altre cose "che non si sa mai". La "cosa" che costasse meno come mezzo di trasporto,anche a mantenerla.
Le aveva studiate tutte.La cellula poteva essere scaricata da quel pianale e rimanere a sè stante con quattro gambe ovunque,quando si dovesse passare la revisione.Il suo tetto era sollevabile come quello della barca di Emilio,per stare dentro in piedi nelle soste e stirare la schiena.Fatta di compensato marino,praticamente una scatola/barca senza mare e senza vento,l'importante era non andare alla deriva,avere ancora un motore dentro per cercare,per continuare a cercare.

Più fatica ci aveva messo a convincerli e coinvolgerli.

Ferdinando all'inizio non ne voleva sapere.Meno che meno Nerino,e Venanzio,e tutti gli altri.
Tutti e sette pensionati con la "minima",dopo una vita di lavoro che gli aveva presentato il conto alla fine con quasi niente contributi...Quel maledetto "nero"che li faceva evasori fiscali,quella enorme differenza che ora si doveva pagare...Tutti e sette a modo loro felici con i loro sette Ape Car.Ruggero ogni tanto sbottava e si lanciava nei suoi anatemi "Azidànt al pèpa!",contro una "Casta" di privilegiati che poteva permettersi di andare in pensione solo dopo due anni e mezzo di lavoro sporco in Parlamento.
Non come Arrigo che aveva cominciato a 14 anni a sudare facendo il muratore e ora in pensione non correva più il rischio di cadere da una impalcatura però di soldi ne vedeva solo per morire di fame o mettere dentro il suo Ape 5 litri di benzina per andare in nero a decespugliare il giardino di qualcun altro.
Aurelio era più fortunato:dopo una vita da artigiano e quaranta anni di contributi , la sua pensione da 850 Euro gli aveva permesso di comprarsi un Ape "Cross" lucido come pochi,aveva anche un orto appena fuori città in compagnia con Fonso,e le sue zucchine erano sempre le più belle e lucide.Da vero esteta il suo motocarro non aveva un graffio,anche se la sonorità della sua marmitta tradiva-forse-un motore truccato...

Erano gli unici che Salvo avesse trovato disposti ad osare tanto.Ci aveva messo anni a verificare "che fossero puliti e incazzati dentro",chè altrimenti si sarebbero persi per la strada...Non è possibile fare la rivoluzione se non sei abbastanza disperato,se accetti la "social-card" come oltraggio alla tua onesta miseria,se non mandi a fan'culo il governo ladro almeno 3 volte al giorno.Conosceva gli ipocriti da sempre,così come quelli che accettano compromessi per un "fuori busta".Loro ,sapeva, non avrebbero mai votato chi vende federalismo per rubare meglio in casa.Oddio,immacolati del tutto proprio non erano...Nerino si faceva prescrivere ogni tanto dal medico di base quella medicina per il mal di testa della nuora.Ruggero-sempre "rosso che più rosso non si può"-mangiava spesso e volentieri alla mensa della Caritas. Fonso quando non ne poteva più rubava al supermercato un etto di prosciutto sotto vuoto...Che farci?

Il problema più grosso-e da tutti ritenuto quasi irrisolvibile-era corrompere il custode notturno di quello Stadio.Come fare per neutralizzarlo?Alla fine a Salvo venne la "fatale idea":Aurelio aveva "nelle grazie" Elide per non si sa quale favore non ancora caduto in prescrizione...Lei era ancora decisamente piacente,siccome una bocca di rosa ancora aperta con passione,sulla sua vocazione poi,non si discuteva.Insomma,in grado ancora di prendere un uomo,smontarlo a pezzi e buttare via i bulloni.Quello che ci voleva per farlo sparire per una notte,il custode.
E così fù.

Salvo e gli altri avevano caricato tutto.Le vanghe,le zappe,i badili,le cassette,pure le fiaschette con l'acqua e il vino"perchè la terra è bassa e si fa fatica","Porto anche un pò di birrette e un thermos di caffè corretto"...Tutto sugli Ape con ordine,metodo,con precisa determinazione.Aurelio sul suo Ape Cross aveva anche due alogeni,per sfondare il buio della notte.Mai attentato alla stupidità umana era stato studiato meglio.Gli orologi regalati per la cresima o comperati per andare militari , ancora precisi seppur coi vetri segnati e opachi da una vita segnavano l'ora del FARE.

La notte appena regalava l'oscurità per cotanto ardire.
Otto motocarri Ape avevano l'invisibilità che una Mercedes se la sogna,sopratutto se confluivano in un punto da diverse direzioni.Ognuno di loro SAPEVA cosa doveva fare,il faretto davanti acceso a trovare la strada,a dare un significato ai discorsi fatti e rifatti,ad un sogno simil-goliardico condiviso.Le mogli all'oscuro,perchè "Non è roba da donne".Otto individui "socialmente pericolosi"si ritrovarono lì,nel grande e immenso Stadio,come ad un preciso segnale convenuto,immersi nella notte come fantasmi di un dio che non c'è,le artrosi dimenticate così come gli sguardi compassionevoli quando c'erano e il libretto della pensione con più fogli dei soldi dati siccome beneficenza all'Ufficio Postale,neanche tanto sudore:un vecchio suda di meno...Il tutto in silenzio,idee chiare,senza un “capo” a dirigere,vera democrazia,vera partecipazione.Vera rivoluzione.

La mattina dopo,quell'immenso prato verde fatto e mantenuto per i giochi dei “grandi”mai cresciuti,era pieno di piantine di cipollotti.
CIPOLLOTTI ovunque,turgidi come i sogni,piantati con cura nella notte,ma in ordine sparso,non riuscivi neanche a contarli...Come solo CHI SA,riesce a fare.

Mario








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