lunedì 15 agosto 2011

Omaggio a Dino Brizzi


Dove siete finiti?

I più fortunati morirono con le vele;gli altri ebbero a subire l’insulto del motore Diesel che li lordava e squassava,li faceva assomigliare ai camion.Nei porti cominciarono a sentirsi nomi e termini mai usati:”pompette”,”compressione”,”filtri”.
Il “Nuovo Ghino” fu demolito coi piedi di porco e andò alla fornace.
Il “Salvatore” finì nel fango sotto il ponte di Bellaria.
Il “Gaetano” è ancora in secco a Pesaro,sequestrato da vent’anni.
Si è piegato sotto il sole,lui,che non si piegò mai sotto l’acqua salata.Spaccato,tutto ricurvo.L’ha “mulè”,ha mollato,dicono i calafati.
La “Bruna”,che affondò nel ‘29 e che portò alla disperazione otto famiglie,fu recuperata ed è tutt’ora motorizzata a Magnavacca.
La “Maria”che affondò il 18 Ottobre 1938 e morirono in tre.Fu recuperata.L’aveva Broschi,fu demolita.
Il “Luigi L.”,la mia “barca da navigare”,fu venduta a Rodi.
Le “Due Rosine” affondarono durante la guerra,eroicamente.
Gli altri?Sono scomparsi come vecchi soldati,che non muoiono:svaniscono.
Una,la vidi morire.Tornò un giorno come tutti gli altri ed era l’ultimo.Si sbarcarono le reti.
I panni,le cose di cucina,le reste,i cavi,le ancore.
E stracìer” attendeva sulla banchina.
Il giorno dopo sparirono le vele,su una carriola da pesce che cigolava.I pennoni rimasero nudi.Qualcuno salì a riva,legò un cavalletto sull’albero di poppa.Vi si sedette.Furono spassate le manovre correnti;caddero ad una ad una le vecchie “taglie”;furono tolti l’indicavento e le sartie.Fu messa dell’erba sulla coperta,fu tolto il timone.Gli alberi nudi,grigi,fissavano il cielo.
Per qualche tempo la barca rimase ferma,e i ragazzi ne fecero la loro casa.Ma cominciava a far acqua.Furono tolti i cunei,si svelsero gli alberi col bigo.Divennero travi per una capanna.In uno di questi c’erano tante fessure,”el vampadure”,che fischiavano col vento.Suggerivano cose di malaugurio.La barca fu tirata oltre il ponte della strada,su verso la fornace,colla “colma”.Il sole l’asciugò ancora,la stoppa intrisa di pegola si staccava dalla coperta,dai comenti.Qualche goccia di pece,lucida,fusa al sole,si poteva masticare coi denti davanti e faceva la saliva bianca.
Ora la barca,solo buona da bruciare,fu tirata di fianco sulla riva del fiume.Arrivarono uomini che non erano calafati:erano fornaciai,manovali,contadini.Cominciarono a strapparle le tavole.
Non potevo più guardare.
La fornace,a Riccione,è vicina al Cimitero.

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